Social media e perfezione: un mondo che genera ansie, ma da cui sottrarsi è impensabile. L’ultimo studio della sociologa inglese Rosalie Gill
LONDRA- Per un Social media manager una bella foto non è mai abbastanza bella. Così come un sorriso, uno sguardo, una posa, un luogo, un’atmosfera. A meno di non ritoccarli, infarcirli, renderli fake – ma non troppo-. Altrimenti i like non arriveranno, mancherà l’approvazione popolare e allora tanto vale non pubblicare il post.
Un vortice di pensieri che fa parte delle giornate di chiunque si occupi di comunicazione Social, che genera ansia e rende i rapporti sociali, seppur virtuali, molto complicati.
Rosalind Gill, esperta di gender e media, docente di Analisi culturale e sociale alla City University di Londra ha appena pubblicato il saggio Perfect. Feeling Judged on Social media (Polity Press) uscito a settembre nel Regno Unito e negli States, realizzato intervistando circa 200 giovani Influencer di età tra i 18 e i 28 anni, ma le considerazioni generali valgono anche per i maschi, sempre più impegnati e affascinati da questo lavoro. Con questa intervista abbiamo cercato di sintetizzare il contenuto del libro, che sono molto interessanti e anticipatori per l’Italia.
Rosalind Gill, esiste il post perfetto?
«Ovviamente no. Perché deve sembrare assolutamente autentico, reale, ma non presentare difetti né di estetica, né di contenuto, come mi hanno spiegato le oltre 200 influencer con le quali ho parlato».
A quali costi si insegue questa perfezione?
«Le conseguenze si vedono sulla salute mentale, sono rimasta scioccata dal livello di ansia e angoscia che postare sui Social può provocare. Queste ragazze subiscono una pressione enorme per risultare perfette, hanno il terrore di pubblicare qualcosa di “scorretto”. E tutte mi hanno confidato di sentirsi non solo spiate costantemente , ma anche giudicate, principalmente per il loro aspetto fisico ».
Ma perché non chiudere il profilo personale allora?
«E’ la prima domanda che ho fatto loro, ma mi sono accorta che è una domanda da “anziana”. Loro non la capiscono. Stare sulle piattaforme Social è come respirare, non puoi smettere. Anche perchè è dalla gestione delle pagine che arrivano i tuoi guadagni, che per le più brave possono toccare anche i 10.000 pound al mese (In Italia gestire una pagina Instagram costa circa 1.000 euro al mese). Devi essere parte questo mondo e trovare un modo per affrontarlo e gestirlo. Non esistono alternative, può però essere molto utile prendersi ogni tanto una pausa di qualche giorno, al massimo di qualche settimana».
La perfezione alla quale aspirano le Influencer è solo quella estetica, del corpo?
«Si ma non solo. Oggi l’imperativo è mostrare una vita perfetta. Quindi nel post deve comparire il posto cool, il cibo perfetto, gli amici divertenti, il lifestyle giusto. Niente deve essere forzato, altrimenti appari come un looser, un perdente. Una cosa che nessuno che si occupa di Social media può permettersi. Il 90% delle Influencer oggi usa filtri o ritocchi per rendersi più attraenti».
Perché questo terrore di sbagliare?
«In sociologia la chiamiamo Fgw, Fear of getting it wrong ed è alimentata dalla cancel culture. Si ha il timore di dire qualcosa di sbagliato, o meglio considerato sbagliato, e non si tratta solo della foto, ma anche di opinioni, di punti di vista, della posizione politica. Tutto questo erode la voglia di essere curiosi, di sperimentare, ma anche semplicemente il diritto di non sapere qualcosa e di volerlo imparare».
Quali sono le piattaforme che creano più ansia?
«Quasi tutte le ragazze mi hanno detto la stessa cosa: Facebook lo usano per comunicare con la famiglia, X per leggere le news, TikTok per svagarsi, Snapchat per chattare con gli amici, ma è su Instagram che postano di più e sul quale cercano di ricreare la perfezione».
Stefano Bergonzini giornalista professionista e massmediologo è autore de “Il Galateo Social” (ed. CDM), nel 1996 ha fondato a Modena la prima agenzia di comunicazione della MotorValley e dal 2016 si occupa professionalmente di Social media management con uno staff dedicato. Per informazioni: 059/210528 media@studiobergonzini.com